Mercurio il pianeta Pop di Emis Killa, Recensione Mercurio di Emis Killa
Ispirato dalla sua passione per l’astronomia e quindi per il famoso corpo celeste, il rapper di Vimercate presenta il suo nuovo lavoro, che io considero un po’ "rap – pop" (o commerciale se per tale considerate un disco alla portata veramente di tutti) e per questo odiato dagli appassionati del rap nella sua forma più pura da un lato ed osannato dalle nuove generazioni.
Se dobbiamo dar retta ai primi di quest’ album FORSE varrebbe la pena salvare solo il featuring con Salmo (Vietnam Flow), se invece vogliamo essere "democratici" e spezzare una lancia a favore dei secondi (ed assecondare la contaminazione pop che ci contagia sempre di più) possiamo farne passare altri due, forse gli unici con qualche contenuto valido ( "Lettera dall’inferno" e "Fratelli a metà") e se poi vogliamo esagerare ne aggiungiamo ancora altre due ( "La testa vuota" featuring con Max Pezzali e "Gli stessi di sempre" che sembra sempre con il Max nazionale ma in realtà non lo è) e se poi vi volete fare due risate con gli amici ce n’è ancora un’altra ( "A cena dai tuoi" con J-Ax come complice) stenderei invece un velo pietoso sulle "autocelebrazioni" ormai famose anche oltreoceano ("Wow", "MB45" e "Mercurio") e di cui non si può dire che Killa soffra di complessi di inferiorità o manchi di autostima.
Per me invece che vivo nella terra di mezzo e questo crossing tra il rap e il commerciale non mi dispiace sempre e comunque (mettendolo opportunamente in una categoria a parte rispetto al rap) l’ho trovato così e così salvando giusto un paio di tracce.
La prima, "Wow" (che ormai conoscono anche oltreoceano) è da scartare proprio perché altro non è che la solita autocelebrazione della serie "quanto sono ricco quanto sono pieno di fighe" però messo in mezzo ad altre rime senza senso e soprattutto senza contenuto.
"Scordarmi chi ero" potrebbe essere la nuova "Parole di ghiaccio", ma comunque banalotta.
"MB45" dedicata a Mario Balotelli che lui riconosce come suo alterego perché sono due bad boy. io l' ho stoppata al primo ritornello.
"Lettera dall’inferno" è secondo me la prima valida (ed è la 4°) sia per il testo che per la base (buona anche la bonus version contenuta nella deluxe). Finalmente qualcosa di consistente!
"A cena dai tuoi" in featuring con J-Ax che prova ad aggiustare il tiro ma il massimo che ci scappa è un sorriso.
"Soli (Assieme)", se vi siete appena lasciati è il pezzo che fa per voi, niente prende di più di una canzone su di un amore finito o non corrisposto.
"Essere umano", con Skin degli Skunkanansie ed Emis Killa, mai mondi potrebbero essere più diversi. Il pezzo comunque è debole ed ininfluente.
"Blocco Boys" l’autocelebrazione si espande e passa alla Blocco Records, una delle canzoni più ascoltabili dell’album, anche se pecca un po’ nel ritornello.
"Va bene" non mi ha convinto granchè, anche qui il pezzo perde tanto nel ritornello.
"Gli stessi di sempre" poteva sembrare benissimo il famoso featuring con Max Pezzali, finchè scopro che quello vero è giusto tre tracce più in là. In assoluto la più "pop" di tutto il disco.
"Straight Rydah" ritorna l’autocelebrazione, decisamente migliore e più credibile di "Wow".
"Fratelli a metà" è la seconda canzone con un buon contenuto e la prima autobiografica di Mercurio.
"Vietnam Flow" è in assoluto la più bella di tutto l’album, non solo si sente il tocco di Salmo ma a mio avviso mette completamente in ombra Emis.
"La testa vuota" un pezzo notalgico in pieno stile "Gli anni d’oro" di Jake La Furia ed al featuring non poteva non esserci che Max Pezzali di cui si sente la sonorità.
"Mercurio" è la canzone che da il titolo all’album e nel quale Emis si riconosce paragonandosi alle temperature variabilissime (vanno dallo 0 ai 200 gradi) del corpo celeste, anche questa l’ho trovata abbastanza debole.
Ciliegina sulla torta è la bonus track di "Lettera dall’inferno" che passa dalla base classica a quella elettronica. Io personalmente preferisco la prima perché rafforza un po’ anche il testo ma rende bene in entrambi le versioni.
Morale della favola Emis si allontana sempre di più dalle origini di "Champagne e spine" (il disco con cui l’ho conosciuto) ed un po’ anche da "L’erba cattiva" che nonostante anch’esso strizzasse l’occhio al pop non era così palese come in quest’album.
Che il prossimo disco segni il passo decisivo? Staremo a vedere!